La maggiore novità dell’edizione 2018 del Photo&Art Festival è stata la presenza di installazioni artistiche lungo gli spazi pubblici esterni del centro storico: alcune realizzate prima dell’inizio effettivo dell’evento, altre in corso d’opera ed esposte aggiungendone una in più ogni giorno.
Si tratta di opere realizzate con il contributo degli associati all’A.P.S. “#PAF!!” e di persone non iscritte ma che hanno dato il loro contributo con idee e impegno nella creazione materiale di ciò che poi è stato esposto.
Chi ha contribuito con particolare impegno e dedizione: Alessio Stollo, Daniele Guidantoni, Laura Neri e la piccola Zoe, Claudio Neri, Daniele Fulceri, Diego Catana, Doriana Filosi, Elisa Giuliacci, Luisa Naso, Elisabetta Guidantoni, Ilaria Dini, Walter Moretti.
Ecco le installazioni:
IL CIELO SULLA TERRA

Immaginate un punto, un luogo in cui cielo e terra si incontrano, si fondono …. Il cielo sulla terrà …
Il pavimento fatto di san pietrini si illumina del vivido riflesso del cielo azzurro cosparso di soffici nuvole bianche: la struttura artificiale interagisce con il mondo naturale in modo non convenzionale, come a voler simboleggiare un passaggio tra il mondo reale e il mondo onirico, un sogno ad occhi aperti.
“Siamo della materia di cui sono fatti i sogni” cit. William Shakespeare
UN CIELO DI COLORI

L’arte può esistere in qualunque forma, la si può creare anche con un oggetto così semplice come un ombrello.
Un’opera d’arte urbana che in poco tempo si è diffusa in Italia ma anche all’estero, note le esperienze portoghesi di Aguela e quelle siciliane di Sciacca (Ag); un’installazione che coniuga insieme fantasia e colore.
“Alcuni uomini vedono le cose per come sono e chiedono: “Perché?”
Io oso sognare cose che non sono mai state e dico: “Perché no?” cit. George Bernard Shaw

UNA VITA A POIS
Opera ispirata a Yayoi Kusama, Nota come l’artista dei pois, Yayoi Kusama è una delle artiste contemporanee più interessanti della scena. Alcune sue opere sono esposte nelle mostre permanenti di alcuni tra i più grandi musei del mondo, come la Tate Modern di Londra.
Nata nel 1929 a Matsumoto, Yayoi Kusama approccia la pittura come terapia, per dare forma alle allucinazioni che la colgono dall’età di 10 anni. Attraverso i colori, la piccola riusciva a dar forma al suo complesso mondo interiore ed emotivo. Il suo interesse per l’arte la spinge a studiare la pittura Nihonga, uno stile realistico e fondato sul rigore.
Famoso è il suo intervento alla Biennale di Venezia del 1993, dove presenta una sala rivestita di specchi in cui inserisce delle zucche giganti. Il tema della zucca è ricorrente nell’opera di Kusama: da piccola, i suoi genitori avevano un vivaio e vendevano i semi di questa pianta, inoltre è l’artista stessa a rivelare di aver trovato conforto nella forma di questo vegetale tanto da intitolare una sua installazione, creata per una mostra a Londra nel 2016 e intitolata “All the Eternal Love I have for the Pumpkins”, che tradotto significa “Tutto l’amore eterno che provo per le zucche”.
Se si osservano le sue foto nel corso degli anni, infatti, si nota immediatamente come sembri lei stessa farsi assorbire dal mondo che crea: stanze interamente ricoperte di motivi che si ripetono, non solo pois, ma anche occhi e forme falliche, e lei che posa lì in mezzo, vestita con abiti che ne riprendono i colori e i motivi, fino a scomparire lei stessa all’interno del mondo che ha creato

Per capire l’origine del mondo visivo di Kusama, questa sua frase può essere sicuramente la chiave:
“Un giorno fissavo la tovaglia a fiori rossi, distolsi lo sguardo dal tavolo e mi accorsi che lo stesso motivo era stampato sul soffitto, persino sulle finestre e colonne. Tutta la stanza, il mio corpo, l’universo erano ricoperti di fiori rossi e io scomparivo, ritrovando il mio posto nel tempo eterno e nello spazio assoluto” – Cit. Yayoi Kusama

THE COLOR
Il colore è la percezione visiva generata dai segnali nervosi che i fotorecettori della retina inviano al cervello quando assorbono le radiazioni elettromagnetiche di determinate lunghezze d’onda e intensità nel cosiddetto spettro visibile o luce.
Gli antichi Greci non utilizzavano dei nomi fissi per indicare i diversi tipi di colore, ma li distinguevano più che altro in base alla loro limpidezza o tenebrosità, così che soltanto il bianco e il nero erano adoperati in maniera definita, a differenza degli altri.
I colori fondamentali erano dunque anticamente ricondotti a due, il bianco e il nero, ossia la chiarezza e l’oscurità, dalla cui mescolanza derivavano tutti gli altri.
I colori vengono classificati in primari, secondari, terziari, complementari.
I colori primari sono i colori di base dai quali si ottengono, mescolandoli, tutti gli altri. Questi colori sono i mattoni di tutti i colori e sono considerati “assoluti” perché non si possono ottenere con nessuna mescolanza. Sono il rosso, blu, giallo. O per essere più precisi il giallo, il ciano (una tonalità di blu) e il magenta (una tonalità di rosso).
I colori secondari si ottengono mescolando due colori primari.
Giallo + Rosso = Arancione
Giallo + Blu = Verde
Rosso + Blu = Viola
Ogni coppia di colori primari genera un colore secondario. Tutti gli altri colori non sono altro che una versione più o meno accesa e più o meno chiara di questi colori.
Ogni colore suscita e rappresenta un’emozione o uno stato d’animo e può essere legato in particolare ad un evento. L’esperienza del colore è soggettiva e può rimandare alla cultura di appartenenza che suggerisce le personali percezioni su un determinato colore. Per esempio, il giallo suscita qualcosa che irradia, come la luce del sole, mentre il blu qualcosa che racchiude, come l’universo. Il rosso sembra invece in movimento ma su sé stesso, come il fuoco o il sangue. Nella cromoterapia i colori sono associati alla persona per innalzare o modificare una sua caratteristica o una personale vibrazione del suo essere.
“Lasciami, oh lasciami immergere l’anima nei colori; lasciami ingoiare il tramonto e bere l’arcobaleno.” Cit. Khalil Gibran
UN MONDO SOTTOSOPRA

Non si butta via niente, soprattutto le bottiglie di plastica, un progetto, tra performance e installazione, quello che viene definito riciclo creativo (up-cycling) attraverso il riutilizzo di materiali in PET, prevalentemente bottiglie.
Come si lavora la bottiglia? Il principio molto semplice: ogni bottiglia in PET ha la tendenza a ridursi se riscaldata ed è possibile modellarla. Tuttavia, ogni bottiglia risponde alla trasformazione con comportamenti diversi, imprevedibili. Quindi è un lavoro pieno di avventura. La scultura finale è solitamente il risultato di molti esperimenti. Il più grande vantaggio è che c’è un sacco di materiale gratuito in tutto il mondo.

Cammina su un prato verde guardando i fiori in cielo …
“Ma io non voglio andare fra i matti, — osservò Alice. — Oh non ne puoi fare a meno, — disse il Gatto, — qui siamo tutti matti. Io sono matto, tu sei matta. — Come sai che io sia matta? — domandò Alice. — Tu sei matta, — disse il Gatto, — altrimenti non saresti venuta qui.” Cit. LEWIS CARROLL
UN GIACCIOLO?!
In America ogni passione ha il suo spazio di gloria ed esaltazione. Non poteva mancare nella lista anche il museo del gelato. Il gelato è un prodotto così apprezzato dagli americani gli è stato dedicato una mostra itinerante negli States, con un successo incredibile, il Museum of Ice Cream (MOIC). Un progetto artistico dove si unisce cultura e golosità, divertimento e gastronomia, con protagonista il nostro freddo e cremoso dessert, dal quale è stata ripresa quest’opera.
“Quando ti dicono che qualcosa è impossibile, hai appena toccato il confine della loro immaginazione.
SOCIAL BENCH
Una semplice panchina, una manciata di colori, uno dei luoghi più belli di Monteleone d’Orvieto, il Pozzo.
La panchina da sempre un oggetto utile alla socializzazione: i nostri genitori si sedevano sulle panchine e parlavano tra di loro, scambiavano idee, opinioni…
Riprendiamo in tal senso quello che è l’uso vero e proprio di questo oggetto ma lo portiamo nel digitale… come? METTETEVI SEDUTI … SCATTATEVI UNA FOTO … CONDIVIDETELA CON NOI

“Non abbiamo bisogno della magia per cambiare il mondo: abbiamo già dentro di noi tutto il potere di cui abbiamo bisogno, abbiamo il potere di immaginare le cose migliori di quelle che sono.” – cit. J.K. ROWLING
UNO SGUARDO SUL MONDO
La porta sul mondo: un’installazione surreale che vuole rappresentare una linea di confine tra la terra e l’infinito.
Rosso come il colore del sangue, dell’amore, delle passioni che ci legano alla nostra vita e che sono niente di fronte all’infinito, affacciandosi alla porta rossa non potrete restare inermi difronte alla bellezza del panorama che si apre davanti ai vostri occhi… uno sguardo sull’infinito!

“Il sogno è il bagliore che ci guida fra le tenebre, quel frammento d’infinito che ci rende completi.” – cit. ANTONIO ASCHIAROLO
LA VITA

Delle figure stilizzate si aggirano per le vie del paese, scolpite da linee di luce led come tracce fantasma, lasciate nel paesaggio rappresentano la VITA uomini, donne, dalla fanciullezza alla vecchiaia, il legame con gli animali. Una famiglia che cammina da anni, è un’installazione che riflette sia asprezza che aspetti della speranza.
“Quando sogna, l’uomo è un gigante che divora le stelle” cit. Carlos Saavedra Weise
GEOMETRIE LUMINOSE
Forme geometriche solide realizzate con materiali traslucidi da imballaggio, illuminate dall’interno con luce di diversi colori che si susseguono senza fine lungo le vie e i terrazzi del paese
FARFALLE DI CARTA
Origami, colori, un tulle e la libertà bella quanto effimera.























